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Territorio

I VETERANI

I ricordi degli ex

novembre 2014

“Noi abbiamo sempre sostenuto che c’era ancora materiale e che i dirigenti si sbagliavano”, afferma sicuro Mario Furia, fratello dell’ex Sindaco, Luigi, “perchè lo vedevamo con i nostri occhi e posso assicurare che, quando nelle gallerie si vedono le pareti ricche di metallo, è un vero spettacolo”.

Mario, classe 1931, è entrato in miniera negli anni cinquanta per tradizione. La regola, infatti, è sempre stata che il primogenito d’ogni famiglia di minatori poteva entrare in azienda, dando il cambio al padre. Così fu.

Con la chiusura, come molti altri colleghi, scelse di andare nella fabbrica di Pontenossa, proprio quella che lavorava la materia prima estratta. Là divenne sindacalista CISL e responsabile provinciale della categoria: “Abbiamo fatto grandi battaglie per i diritti sociali. La nostra categoria aveva condizioni migliori rispetto a quelle degli operai tessili. Io sono orgoglioso d’esser stato minatore”. Anche Nino Zanotti, classe ‘31, vagonista ed autista per trentacinque anni conferma che la paga della loro categoria era ottima, superiore a quella di molte altre categorie. D’altronde, lui lo sapeva bene visto che, come autista della società mineraria, andava a prendere materialmente i soldi in Banca d’Italia per la distribuzione mensile della paga: “Allora erano altri tempi, si andava senza scorta. Non ce n’era bisogno”. Proprio altri tempi...

Il lavoro allora era duro, molto fisico e le condizioni non sempre ottimali. Giovanni Epis, classe ‘39, lo sa bene: ha conosciuto il periodo della perforazione a secco. Questa modalità di scavo sollevava molta polvere che veniva respirata e si depositava nei polmoni: “Entrai in miniera a quindici anni, ci rimasi fino ai ventidue e poi andai in Svizzera. Successivamente ho cambiato mestiere, trovando lavoro nelle assicurazioni. I miei compagni d’allora sono tutti morti. Di silicosi”. Chi, invece, è rimasto in azienda fino all’ultimo giorno è Luigi Guerinoni, il più giovane del gruppo: è del 1940 ed ha iniziato a lavorare a ventiquattro anni. Prima faceva l’artigiano. In miniera, invece, era meccanico: curava le pompe, le macchine e le condutture d’aria e d’acqua. “L’ultimo giorno nevicava. Ricordo che era inverno. Fu un giorno molto triste. Eravamo rimasti in diciannove ed io ero fra loro quando si chiusero i cancelli dietro di noi. Per non riaprirsi più”. Almeno fino al 2016. Tra poco, forse si riapriranno. Magari per i loro figli o nipoti... Carlo Di Gregorio e Francesco Legramanti

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