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IL CASO

Salvagni: "Bossetti non chiederà alcuno sconto di pena"

marzo 2015

All’esterno del carcere di Bergamo abbiamo intervistato l’avvocato Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti, il muratore accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. A lui abbiamo chiesto le condizioni del suo assistito e le prossime mosse del pool difensivo nel processo.

Avvocato, come sta reagendo in carcere Massimo Bossetti?
C’è una persona in carcere che si professa innocente a causa di un impianto accusatorio estremamente suggestivo. Ho avuto poco fa un colloquio con Bossetti: è una persona che sta male e che sta soffrendo, a causa del regime di detenzione cui è sottoposta e di una gogna mediatica sotto gli occhi di tutti: è stata massacrata sui media la sua famiglia e i figli piccoli stanno subendo una pressione psicologica notevole. Bossetti è in carcere, ma sulla base di cosa? Su un dna che non torna e che non è spiegabile?

Per l’accusa, però, l’impianto accusatorio rimane solido. E le intercettazioni durante i colloqui in carcere hanno insinuato altri dubbi…
Le intercettazioni in carcere restituiscono uno spaccato di una vita familiare normale, che sta cercando delle risposte. Il vero assassino, con quattro anni di tempo, avrebbe escogitato un ragionamento lineare, da fare in caso di bisogno. Bossetti è invece una persona smarrita, che non sa più orientarsi. Non ha un alibi, questo è vero, ma sfido chiunque a ricordarsi cosa abbia fatto un determinato giorno, in una determinata ora anche solo un mese fa.  Queste intercettazioni si possono dunque leggere in due modi: o ci troviamo di fronte a un grandissimo attore, che sa di essere intercettato e mette in scena una pantomima, oppure si tratta di un uomo sincero che cerca di orientarsi in questo suo smarrimento. Io sono convinto della sua innocenza.

Avete presentato una memoria difensiva, con quale scopo?
Stamattina abbiamo presentato una memoria difensiva, abbiamo chiesto i nomi delle persone attenzionate, tra cui la mamma di Ignoto 1. Sul corpo di Yara sono infatti stati trovati sette reperti piliferi con un Dna identificato: tre di questi reperti sono riferibili a 532 persone. Dal nostro punto di vista è dunque interessante capire se si riesce a dare un nome e un cognome a queste persone, sapere chi sono e che rapporti avevano con Yara.

Quali saranno i prossimi passaggi?
Ritengo scontato un rinvio a giudizio. Poi ci sarà il dibattimento, che per noi rappresenta la strada maestra. Di certo il mio assistito non accetterà mai sconti di pena.

E’ vero che verrà affiancato da un secondo legale?
Sì, ma preferisco non rivelarne ancora il nome.

Alessandro Belotti

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