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DINASTIE OROBICHE

Federica Percassi e Kiko quando la bellezza è Made in Italy

ottobre 2018

Il sentiero della vita è un susseguirsi di frammenti di passato che - in maniera quasi inconsapevole - tessono l’identità dell’adulto che diverremo.
Se ti chiami Federica Percassi è inevitabile che la tua storia familiare si fonda con le tappe più note dell’incalzante ascesa di un gruppo che, con la sola Kiko Milano, conta oltre 7mila dipendenti sparsi in ben 20 nazioni e che nel giro di due decadi ha assunto le fattezze di un impero (annovera centri commerciali e brand propri - oltre a Kiko Milano, Womo, Madina, Da30Polenta, Casa Maioli, Caio, Atalanta, Dmail e Vergelio, - cui affianca la gestione di marchi come Gucci, Nike, Victoria’s Secret, Bath&Body Works, Lego, Starbucks e Wagamama).
Sono i dettagli a fissare per sempre l’impalpabile materia di cui è fatto ogni ieri. Impossibile dimenticare i sabati pomeriggio su e giù per l’Italia a spasso con papà, alle prese con la «Benettonizzazione» dello Stivale. «Molte commesse ancora si ricordano di me. Ero un soldo di cacio, ma dicevo sempre la mia: notavo subito se qualcosa non stava filando per il verso giusto. A forza di girare con lui, mi ero fatta l’occhio: un alleato prezioso, soprattutto per il ruolo che rivesto oggi. Papà e il lavoro sono sempre stati un binomio indivisibile: sette giorni su sette. Dorme quattro ore a notte: alle 5 del mattino ha già letto tutte le rassegne stampa e conosce l’andamento dei mercati», esordisce Federica.
Vivere in casa Percassi significa crescere nutrendosi di dinamismo e passione. Federica è piccina, ma coglie il fervore con cui il padre e  Stefano - il maggiore dei sei fratelli (seguito da Matteo, Luca, Giuliana, Federica e Michael) - confabulano di un pioneristico progetto: KIKO. Al motto di «Be what you want», il neonato marchio intende offrire cosmetici di alta qualità, ma a un prezzo accessibile a tutte le donne. «Sulla scia di quell’entusiasmo, mi armavo di fogli e pennarelli per disegnare il pack di trucchi che mostravo orgogliosa a Stefano: ero fissata con gli ombretti verdi e i lucidalabbra fuxia. Mio fratello li conserva ancora!», sottolinea compiaciuta. «Lo stesso faccio io, ora, quando la mia tribù di nipoti (nove: tre di Luca, tre di Matteo, tre di Giuliana) mi omaggia di piccoli capolavori che, regolarmente, appendo alle pareti di casa. Beatrice, 6 anni, mi ha detto “Zia, mi sono accorta che con i miei disegni rendo felici le persone”. Una frase di una bellezza spiazzante, in cui mi rivedo: anche io, a 8 anni, raffiguravo rossetti per regalare un sorriso ai miei uomini di riferimento».
E sono proprio quei trucchi (che nel frattempo tra palette, smalti, pennelli, creme e accessori sono diventati più di 1200 prodotti) a scandire il presente di questa giovane donna: ad oggi riveste il ruolo di Head of PR & Events Italia in Kiko, dopo una lunga gavetta iniziata come addetta alle vendite. Passato qualche anno, arriva la nomina ad Area Manager; un’occasione preziosa per conoscere approfonditamente il gruppo: percorre in lungo e in largo l’Italia, e si reca anche all’estero. Quindi, si stabilisce a Londra, dove lavora a stretto contatto con il Regional Manager. Ai piedi del Big Bang, trova persino il tempo per rimettersi sui libri. Forte del nuovo bagaglio di competenze, rientra in Patria: questa volta, per occuparsi di Madina - storico brand di Milano operante nel settore della cosmetica - firmato Percassi. Ed è allora che si avvicina alla comunicazione: un settore che le appartiene per indole, in virtù di una natura briosa e spigliata. Non solo: Federica è una fucina di idee. E questa inventiva, dopo qualche tempo, viene nuovamente canalizzata in Kiko: dapprima come PR & Events Support Manager e, in seguito come responsabile PR & Events per l’Italia. «È stato un percorso estremamente formativo. Fin da piccola sognavo di entrare in Kiko. Così - conseguito il diploma linguistico e iniziati gli studi universitari in Economia - trascorrevo le mie giornate nell’headquarter del gruppo e scalpitavo dal desiderio di mettermi in gioco». Buon sangue non mente. Si definisce una “donna del fare”: ma basta una chiacchierata per scoprire che è molto di più; in lei convivono il granitico pragmatismo orobico, stakanovismo e una saggezza inconsueta, per i suoi 28 anni.
Un bilancio del biennio da commessa?
«Una opportunità preziosissima, professionalmente e umanamente. Le persone che operano sul territorio sono determinanti: nelle loro mani confluisce il lungo lavoro che si fa dietro le quinte, mirato alla creazione di prodotti qualitativi e performanti. È stata un’esperienza molto importante per la mia crescita, che consiglio a tutti coloro i quali operano nel settore retail: anche a chi ha sempre soltanto lavorato nell’Headquarter. È utilissima per ricoprire ruoli di grande responsabilità, proprio perché solo così si può avere una visione a 360 gradi, vitale per il business».
Chissà la soggezione delle colleghe.
«Affatto. Forse dipende da come ci si pone ed io ero consapevole di essere lì per imparare da loro. Tant’è che con parecchie ex colleghe si è creato un legame di amicizia che dura ancora. Da sempre, rispetto l’impegno e la dedizione delle sales assistant di Kiko e grazie alla mia esperienza, oggi so cosa posso o non posso richiedere: anche, ad esempio, in relazione ad alcune delle attività PR che si svolgono in store».
Momenti difficili?
«Non scorderò mai il mio primo giorno di saldi nel negozio di via del Corso a Roma. Sono stata in cassa per sei ore di fila: battevo scontrini su scontrini, praticamente in apnea. A fine giornata mancavano 12 euro: quando si ha la responsabilità della gestione del denaro è un rischio che ti assumi, ma io non riuscivo a capacitarmene e assolvermi. Ho fatto tesoro di quell’esperienza: da allora, non è più capitato».
Cosa non può mancare a chi sogna di essere assunto in Kiko?
«La passione: è il nostro tratto distintivo. Chi fa parte del nostro team decide di sposare una causa e accetta di mettersi in gioco. Non si tratta solo di lavoro, ma di sentire come propria la mission di Kiko: voler prendersi cura della bellezza di tutte le donne, facendole sentire uniche e speciali».
Tre prodotti Kiko che ogni donna dovrebbe avere.
«Buildable, un mascara dotato di uno scovolo innovativo, capace di regalare ciglia dall’effetto panoramico; la terra Baked Bronzer, uno dei nostri best seller; e il rossetto liquido Unlimited Double Touch: dodici ore di tenuta e un risultato matte o lucido, a seconda delle esigenze».
Al mattino guai a uscire di casa senza…
«In generale, non posso fare a meno di nessuno dei nostri prodotti! Ritengo indispensabile una corretta beauty routine: basilare affinché ciò che viene applicato risulti più performante. Ad esempio, l’applicazione di una base come la nostra Radiant Boost Face Base prima del fondotinta, contribuisce a migliorarne la tenuta. I must-have? Come già detto, mascara, terra e rossetto. Bastano pochi gesti per avere un look completo, seppur naturale. Niente scuse, sono sufficienti due minuti!».
Una dritta per un trucco da massima resa e minima impresa.
«Premettendo che i pennelli sono fondamentali, sappiamo bene che la vita frenetica di tutti i giorni non sempre consente di truccarsi a regola d’arte. Quindi, abbiamo ideato una serie di preziosi alleati per tutte quelle donne/mamme/lavoratrici perennemente di corsa, che non vogliono rinunciare ad essere curate. Penso per esempio agli ombretti in stick a tenuta estrema (Long lasting stick eyeshadow): basta picchiettarli con i polpastrelli per ottenere uno splendido risultato. O i rossetti Jelly Stylo, che offrono un finish glossato-bagnato con un’applicazione facile e veloce; o, ancora, Shade Fusion Trio Blush che dona un effetto “bonne mine” in pochi, semplici gesti».
È iniziato il conto alla rovescia per il Natale: consigli per gli acquisti?
«Stiamo per lanciare una collezione pazzesca, con delle texture innovative: si chiama Sparkling Holiday e l’auspicio è che ogni donna, utilizzandola, si senta luminosa».
Mai usato cosmetici di altre marche?
«Quel che è certo è che le altre marche, con me, non fanno la loro fortuna. Però, per avere una visione a tutto tondo ed essere competitivi, bisogna rimanere al passo con le novità del mercato. Conoscere i movimenti dei competitors è fondamentale».
Gli store più virtuosi in Italia?
«È un testa a testa tra Milano, Napoli, Roma e Firenze: sono realtà solide e importanti».
Kiko conta 921 negozi sparsi per il mondo.
«Quando sono all’estero e mi imbatto nella nostra insegna ho un tuffo al cuore: vedo il risultato di anni di sforzi e di un progetto di vita creato da mio fratello, per le donne e con le donne».
Appunto: le quote rosa in Kiko sono impressionanti e in questi anni la tematica di disparità di genere è molto sentita. Cosa ne pensi?
«La maggioranza dei nostri dipendenti è donna. Rabbrividisco quando vengo a conoscenza di storie di discriminazione sul luogo di lavoro: ricordiamoci che sono le donne a far girare e, al contempo, sostenere il mondo. Per esempio, come è possibile negare un permesso per esigenze familiari? Una volta assolti i propri doveri, non esistono orari standard. E gli affetti rappresentano la vera priorità: è un dogma con il quale sono cresciuta. È scritto nel DNA dei Percassi: fatichiamo senza sosta, ma la famiglia viene prima di tutto il resto. Considero fondamentale il benessere di chi lavora per me e con me; ed è forse per questa vicinanza umana che mi sono circondata di un team di donne eccezionali. Spesso nemmeno servono le parole: ci capiamo al volo, con uno sguardo».
Esulando dall’ambito strettamente professionale: la donna più importante?
«Mia madre, Chiara: è il nostro pilastro. Un giorno spero di creare una famiglia come la mia: la massima ambizione sarebbe rappresentare per i miei figli, ciò che lei significa per me e i miei fratelli».
L’uomo più importante?
«Mio padre. In quanto a lungimiranza e determinazione, non ha rivali. La sua grandezza umana non viene meno nelle vesti di genitore: ci lascia liberi di sbagliare e sa accompagnare senza sopraffare. Eguagliarlo? Impossibile. È un privilegio anche solo averlo come esempio, poter imparare da lui. Non smette di stupirmi la sua perenne spinta creativa: vive nell’urgenza di porsi nuovi obiettivi. Avere a che fare con lui, vuol dire nutrirsi di stimoli. Gli somiglio moltissimo in questa smania di affrontare sempre nuove sfide».
Chissà quanto sarà orgoglioso papà della piccola di casa...
«Apprezzo quando mi fa i complimenti, ma difficilmente mi godo i risultati: sono portata a pensare che avrei potuto fare di più. I “brava” sono più propensa a dirli agli altri, che a volerli ricevere: tengo l’asticella altissima, mi concedo pochi svaghi. Lo sport, ad esempio: palestra e bici, a ritmi tutt’altro che blandi, perché amo la fatica. Oppure la musica, di qualsiasi genere».
Essere figlia di Antonio Percassi avrà pure qualche risvolto non idilliaco.
«Il tempo libero non abbonda, ma ci accomuna una grande passione, in nome della quale ci siamo ritagliati un appuntamento fisso, inderogabile: le domeniche allo stadio a tifare per la nostra amata Atalanta. Tra fratelli, cognati e nipoti, ormai in tribuna arriviamo alla ventina».
Quanto ti manca la curva?
«Che nostalgia: in effetti, mi manca! L’ultima volta che ci sono andata è stato per un Atalanta-Albino Leffe, ai tempi della serie B. Vi faccio una confidenza: sebbene si stia in tribuna, viviamo la partita come fossimo in curva! Cerchiamo di trasmettere tanta energia positiva, proprio come fanno dalla Nord».
La nomina a Head of PR & Events Italia è un bel traguardo.
«Per me è un ruolo molto importante, mi rende estremamente orgogliosa: l’Italia è il primo mercato di Kiko. È una carica che mi porta a dialogare con i vari reparti interni, che operano in maniera sinergica - perché la comunicazione sia puntuale e coerente - e a coordinare le attività di relazione con le figure chiave esterne all’azienda: giornalisti, manager di influencer o celebrities, fornitori che contattiamo in vista dei nostri eventi. Per la mia posizione è fondamentale anche rapportarsi con gli altri Paesi, proprio perché l’Italia - oltre ad essere il mercato più rappresentativo - è il cuore centrale del nostro brand, nonché l’headquarter: le sedi estere hanno bisogno di trovare qui un punto di riferimento valido, che le sostenga. Dal quartier generale di Bergamo, supportiamo tutto il mondo».
Il rapporto con le beauty blogger?
«Ottimo. È bello lavorare con persone che amano e credono nel nostro brand. Scegliamo con cura, però, con chi collaborare: non tutti vantano la giusta preparazione tecnica. È capitato che qualcuno consigliasse una matita occhi per il contorno labbra: consigli fuorvianti e potenzialmente pericolosi, perché ogni prodotto viene testato per un corretto utilizzo. Gli influencer hanno una grande responsabilità ed è giusto che ne abbiano una piena consapevolezza».
Il piano industriale di Kiko per i prossimi due anni prevede lo sviluppo in India, Asia e Middle East, oltre a un potenziamento significativo dell’e-commerce.
«Obiettivi che condivido al cento per cento: bisogna incanalare il massimo delle energie nelle giuste direzioni».
Impossibile conciliare ritmi simili con una vita sentimentale.
«In realtà, non è proprio così: bisogna avere la fortuna di incontrare un uomo che abbia i tuoi stessi ritmi o che li capisca. Sono in un periodo molto felice della mia vita. Ho avuto il privilegio di incontrare una persona davvero speciale: Matteo, un ragazzo splendido, che frequento da qualche mese. Ma preferisco non aggiungere altro». Rossella Martinelli


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