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Vaccinatevi, prevenire è meglio che curare

dicembre 2021

Per tutti i preoccupati per la variante Omicron, i dubbiosi sulla terza dose e gli scettici sulle vaccinazioni anti-Covid ai bambini, il Professor Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha dato una risposta in esclusiva a Bergamo Economia, illuminandoci con la sua grande esperienza in campo vaccinale e farmaceutico.
Da qualche settimana stiamo affrontando un nuovo nemico: la variante Omicron, è vero che nonostante sia più contagiosa è meno dannosa a livello di malattia grave? È stato detto anche che due dosi di vaccino non bastano per proteggerci da essa.
Omicron è una variante nata in Sudafrica, dove c’è una bassissima percentuale di vaccinati, che conta un gran numero di mutazioni per gli amminoacidi contenuti nella proteina Spike, attraverso la quale il virus si aggancia alle cellule. Bisogna essere molto prudenti con le affermazioni, quello che noi sappiamo per certo è che questa variante è decisamente più contagiosa delle altre, per il resto non abbiamo dati certi che possano far recepire un minor aggressività, sono solo supposizioni. La stessa cosa vale per la protezione vaccinale: sembrerebbe che, nonostante ci sia un leggero calo nell’efficacia, il vaccino ci protegga anche da Omicron, anche se, per verificare tutte queste congetture, dovremo aspettare i grandi numeri. Mi sembra sicuramente prematuro propagare l’idea di essere a fine della pandemia Covid-19 e aspetterei dati a sostegno di questa ipotesi che potrebbe essere ragionevole ma non veritiera.
Terza dose: da un lato è stata accolta con entusiasmo, dall’altro ha destato malcontento e sfiducia nei confronti dei vaccini a causa dei numerosi vaccinati che si sono infettati nonostante le due dosi e della breve durata del vaccino (circa 6 mesi rispetto ai 9 annunciati), cosa ci può dire a riguardo? Crede che la terza dose possa davvero immunizzare per 5-10 anni ed essere “la luce in fondo al tunnel” che tanto attendevamo?
Non è mai stata garantita un’immunità al 100%, siamo consapevoli che i vaccinati possono infettarsi, la differenza è che, oltre che manifestare la malattia in maniera più lieve, il virus ha una carica virale minore e permane nella cellula per molto meno tempo rispetto a coloro che non hanno ricevuto alcuna somministrazione. Inoltre, non sappiamo se la durata del vaccino sia solo di pochi mesi, spesso quando si parla di risposta immunitaria ci si limita alla conta degli anticorpi che è solo una piccola parte dei meccanismi di difesa che avvengono nel nostro corpo, dobbiamo ricordare che esistono anche i linfociti T e i macrofagi che non vengono misurati, oltre che una memoria immunitaria impossibile da valutare. La terza dose è un richiamo, è fatta a scopo precauzionale e, ad oggi, non possiamo fare previsioni sulla sua durata, queste supposizioni non hanno alcun significato.
Dal 15 dicembre inizieranno anche i vaccini per gli under 12. A riguardo ci sono pareri molto discordanti, soprattuto per gli scarsi dati riguardo le somministrazioni ai bambini, Lei cosa ne pensa?
Io sono a favore dei vaccini per i bambini ma credo che il problema dell’Italia è che non esista una priorità, tengo presente che ci mancano ancora parecchi milioni di adulti da vaccinare. Dovremmo quindi procedere per tappe: prima finire le somministrazioni di tutti gli over 50 e poi immunizzare i più piccoli, cosa molto consigliata e per niente rischiosa poiché i controlli EMA sono molto scrupolosi e, oltre che un aumento di casi nella fascia di età dell’infanzia, i più piccoli sono grandi veicoli di contagio nonostante a loro il virus non provochi evoluzioni dannose nel caso di infezione.
Super Green pass, criticato da molti (anche virologi) perché considerata una scelta politica. Lei crede che si basi anche su fondamenti medici o sia semplicemente un modo per convincere la gente a vaccinarsi? Pensa che la limitazione imposte ai non vaccinati possano portare benefici alla nostra situazione pandemica?
Trovo che il Super Green per le attività non essenziali sia stato un buon compromesso a livello scientifico poiché non si possono paragonare vaccino e malattia che danno un’evidente protezione con i tamponi che non sono altro che una verifica di un determinato momento e non conferiscono alcuna tutela. Se si vuole frequentare la società ci si deve vaccinare altrimenti si può stare a casa, fin quando ci saranno persone non vaccinate il problema non si risolverà perché il virus continuerà a circolare con la possibilità di mutare creando ulteriori varianti, inoltre sono un pericolo per coloro che non si sono potuti vaccinare per ragioni mediche o per la percentuale che non ha sviluppato una risposta anticorpale.
La quarta ondata in Italia è indubbiamente migliore di tanti altri paesi europei, per questo motivo dall’inizio del 2022 Austria e Germania adotteranno l’obbligo vaccinale, crede che sarebbe saggio adottarlo anche in Italia?
Credo che i dati parlino da sé: la situazione in Italia, dove abbiamo una delle maggiori percentuali di immunizzati, è migliore di molti degli altri Stati dell’Europa, basta guardare Olanda, Germania, Austria e Inghilterra. Ovviamente ciò non deve farci abbassare la guardia perché i casi stanno poco a poco aumentando anche da noi, dobbiamo dunque ricordarci che il Covid-19 purtroppo esiste ancora ed utilizzare le misure di precauzione universali: distanziamento e mascherine. Io sono molto favorevole all’obbligo vaccinale ma dobbiamo metterci in testa che non torneremo alla normalità fin quando non vaccineremo tutto il mondo e Omicron ne è la prova, quindi non è beneficienza immunizzare anche i Paesi con basso reddito, è un atto di sano egoismo perché porta un vantaggio anche a noi.
È stato pubblicato proprio dall’Istituto Mario Negri uno studio sulle terapie domiciliari contro il Covid-19, ce ne può parlare? Crede che siano sufficienti a prevenire le ospedalizzazioni?
Le terapie domiciliari esistono e sono quelle che si usano per tante altre patologie, purtroppo però funzionano fino a un certo punto perché non sono mirate, direi che esse vertono soprattutto sul fatto di non mandare in ospedale chi non ne ha bisogno per non intasare gli ospedali. La maggior parte delle persone che entrano in contatto con il virus non si ammalano gravemente ma la percentuale di chi sviluppa l’infezione tende a finire in ospedale, indipendentemente dalle terapie somministrate, in ogni caso penso che siamo tutti d’accordo sul fatto che “prevenire è meglio che curare”.
Che messaggio darebbe alle persone dubbiose per convincerle a vaccinarsi?
Io credo che vaccinarsi sia un atto di solidarietà, non è giusto che chi ha ricevuto le somministrazioni rischi per chi ha deciso di pensare solo a sé stesso, invito quindi chi non si è ancora deciso di riflettere e di avere un maggior senso di disponibilità nei confronti altrui. (Intervista rilasciata il 13/12/2021)
Ilaria De Luca

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