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Personaggi

L'INTERVISTA

L’avanzata delle potenze autoritarie

aprile 2022

Professore ordinario di Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove dirige ASERI, l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali, Vittorio Emanuele Parsi è anche capitano di fregata della riserva selezionata della Marina Militare, e dal mare ha tratto l’ispirazione per il suo ultimo libro, dal titolo “Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale” (Il Mulino), in cui riflette sulla possibilità, per l’Occidente, di evitare l’impatto con l’iceberg delle diverse sfide globali che ne minano la stabilità, per non fare la fine del transatlantico britannico.

Professore, dal 24 febbraio una cosa è chiara: dopo l’invasione russa dell’Ucraina il mondo non sarà più quello di prima.
Da quel giorno è stata sicuramente data un’accelerazione ad un cambiamento che però era già in atto. L’ordine internazionale liberale è in tensione da più di dieci anni. C’è una tendenza al consolidamento delle potenze autoritarie che si basa sulla contestazione delle fonti di legittimazione dell’autorità politica che pensavamo consolidate. Vladimir Putin nel 2019 diceva che le democrazie sono obsolete, Xi Jinping che i diritti umani sono un’invenzione occidentale. È un attacco di tipo ideal-ideologico che continuerà, a prescindere dalla guerra in Ucraina, perché corrisponde al tentativo di sostituire le democrazie occidentali nella leadership del sistema.

Cosa ci dice la storia e come la legge la Russia?
Putin vive nel lutto per il crollo dell’Unione Sovietica, e da anni dichiara ufficialmente che il suo scopo è quello di ribaltare le conseguenze della fine della Guerra Fredda. Attenzione, però: la guerra risente di variabili storiche ma si fa sul futuro, non sul passato. È sul “dove vogliamo andare” che tra gli attori non c’è concordia. Ecco perché noi in futuro avremo a che fare soprattutto con politiche di gestione della divergenza: è sempre più chiaro, infatti, che l’Occidente ha un orizzonte diverso - fatto di tutela dei diritti umani, di democrazia e di libertà - rispetto ad altre potenze globali.

Come stanno reagendo la NATO e gli Stati Uniti alle mosse russe?
Gli Stati Uniti ci avevano allertato per tempo, avevano compreso bene i piani di Mosca. E al momento si stanno muovendo con responsabilità, evitando un allargamento del conflitto. Di certo agli USA interessa moltissimo che la NATO non si sfaldi e che non appaia inefficace, e che l’Unione Europea si rafforzi anche dal punto di vista militare. USA e UE hanno bisogno l’uno dell’altro.

Come si svilupperà l’asse Russia-Cina?
La Cina vuole porsi al centro dell’economia globale prendendo il posto degli Stati Uniti, mentre la Russia con gli eventi degli ultimi giorni si dirige verso la costruzione di una zona economica e politica chiusa nella propria sfera di influenza. Sono due visioni che non possono coesistere nel lungo periodo. Al momento la Cina sostiene la Russia perché, per i cinesi, i costi di un potenziale indebolimento di questa sono maggiori dei costi della guerra. Ma non è detto che le cose non possano cambiare. Credo che questa sia una fessura entro cui l’Occidente possa lavorare e ottenere qualche risultato, senza farci illusioni ma senza darci per spacciati.

Dopo l’aggressione dell’Ucraina, cosa resta del Diritto Internazionale?
La Russia ha deciso di violarlo in modo netto, ma resta. Noi continuiamo a cercare di costruire un mondo che sia sempre meno dominato dalla “legge della giungla” e sempre più regolato dalla “forza della legge”. Persino adesso che i nostri principi sono violati esistono: sono quei principi che continuano a farci vedere il mondo in un certo modo.

Quali trasformazioni per l’economia europea sul fronte dell’energia?
L’UE ha annunciato che intende ridurre già entro la fine di quest’anno la propria dipendenza dalle fonti energetiche russe di due terzi. Personalmente credo che l’unica soluzione nel lungo periodo rimanga l’uscita dal fossile. Perché la green economy forse costa di più, ma è l’unica che si basa su fonti che possiamo controllare. Anche se non sarà azzerata, dobbiamo ridurre la quota di dipendenza energetica dagli altri, qualunque essa sia, soprattutto se è legata a paesi che costituiscono una potenziale minaccia.
Daniele Cavalli


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