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Economia

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Gli ingredienti della politica industriale

aprile 2019

Nel corso della storia della politica industriale, nelle diverse parti del mondo, gli Stati hanno preso iniziative variegate e spesso molto rilevanti nella costruzione del percorso storico delle economie nazionali. In questo e nei successivi articoli, che appariranno nei futuri numeri, cercheremo di riconoscere in tali iniziative poche funzioni fondamentali di fondo che, ovviamente, empiricamente assumono diverse forme a seconda dei contesti storici. L’intenzione è di fornire degli strumenti che aiutino a leggere ed interpretare, almeno nei suoi tratti più generali, qualsiasi scenario economico nazionale e le relative politiche industriali. Procederemo come per cerchi concentrici dal generale al particolare spiegando prima quali sono le 2 polarità all’interno delle quali questi ruoli si collocano per poi entrare nelle principali declinazioni pratiche dei diversi ruoli. Cominciando quindi con il livello più generale si possono individuare due estremi all’interno del quale uno Stato può muoversi nella ricerca dello sviluppo di settori economici già esistenti o per la costituzione di nuovi. Da una parte l’autorità pubblica può limitarsi ad influenzare il settore privato senza prendere alcuna iniziativa diretta, chiameremo tale ruolo con il nome di «regolatore»; dall’altra può decidere di organizzare direttamente tutta la catena produttiva relativa ad una nuova produzione senza minimamente entrare in dinamica con il settore privato - tale ruolo viene individuato in letteratura scientifica con il termine di demiurgo. All’interno di queste due polarità esistono un’infinità di possibili combinazioni, le une che non escludono le altre, che possono variare da settore a settore. Il primo parametro da prendere in considerazione per valutare a quali coordinate tra i poli posizionare le proprie politiche industriali è lo stato della classe imprenditoriale nazionale. Nel caso in cui l’imprenditoria domestica, come può essere in paesi molto poveri, non è assolutamente in grado di partecipare alla costituzione del nuovo settore industriale, od allo sviluppo del settore esistente, giocando il ruolo di «borghesia trasformativa-innovativa» per mancanza di competenze e mezzi, solitamente si passa ad indagare l’eventuale interesse di realtà straniere nello sviluppo industriale domestico. Quando questo appare assente allo Stato non rimane che prendere direttamente l’iniziativa. è stato il caso, per esempio, della Corea del Sud quando ha deciso di sviluppare in autonomia il settore dell’acciaio costituendo la POSCO o della Germania nazista quando decise di sviluppare il settore dell’automobile di massa costituendo la Volkswagen. Continueremo con il nostro percorso nella politica industriale nei prossimi numeri. Ivan Invernizzi


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