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Economia

IL SINDACO

Giorgio Gori

aprile 2021

Ad un anno di distanza dall’ondata che ha travolto la nostra provincia, abbiamo incontrato il sindaco Gori per ricordare la cerimonia del 18 marzo, a cui ha presenziato anche il Presidente del Consiglio Draghi, svolta proprio a Bergamo, per la giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus, e per avere aggiornamenti sulla situazione epidemiologica e sulla campagna vaccinale della città.
La Lombardia è in zona arancione ormai da lunedì 12 aprile e ci si avvia a una possibile riapertura a fine mese. Com’è attualmente la situazione epidemiologica della bergamasca?
La situazione è in via di miglioramento rispetto a marzo, mese in cui abbiamo assistito ad un aumento consistente dei casi di covid-19 e ad un maggior numero di vittime e ricoveri. A differenza di quanto successo con la seconda ondata, la terza ha colpito anche la provincia di Bergamo, ma, fortunatamente, non tanto quanto la prima. I contagi ad ora sono molto diminuiti, così come i ricoveri: purtroppo non possiamo dire lo stesso per i decessi, per i quali il vero miglioramento è atteso verso la fine del mese.
Crede che le diverse e continue chiusure per il contenimento del virus si sarebbero potute gestire diversamente in queste due ondate?
Penso che si sarebbe potuti essere più “chirurgici” nelle chiusure: in tutta la seconda ondata si è continuato a ragionare al massimo per Regioni, ma tra le province c’erano visibili differenze: Bergamo è stata stabilmente la meno interessata della Lombardia, avevamo addirittura numeri da zona bianca, ma, nonostante ciò, abbiamo dovuto ugualmente subire tutte le restrizioni. La gestione della terza ondata ha invece, giustamente, diviso il territorio regionale con zone rosse e arancioni scure dove ce n’era bisogno: difficile contestare le inevitabili chiusure, forse si sarebbe potuto agire in questo modo anche prima.
18 marzo, giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus. Il ricordo delle bare portate fuori dalla città di Bergamo dai camion dell’esercito rimarrà indelebile per sempre nella storia. Cosa le ha lasciato la cerimonia a cui ha presenziato anche il Premier Draghi?
Mi sono molto emozionato, la cerimonia (che non casualmente avevamo pensato divisa in due parti, con la commemorazione al cimitero monumentale e l’inaugurazione del bosco della memoria) è riuscita sobria quanto volevamo ed in buon equilibrio tra la memoria delle nostre vittime Covid-19 e l’energia di poter guardare al futuro con speranza. L’intervento del Premier Draghi è stato, poi, decisivo a riguardo, ha parlato degli impegni concreti del Governo e del piano vaccinale, ma non ha dimenticato anche i nostri cari scomparsi lo scorso anno, cosa che ho davvero molto apprezzato e che ha reso maggiormente umano il suo discorso.
Come sta procedendo la campagna vaccinale nella nostra provincia? Crede che il disguido con il vaccino AstraZeneca creerà ritardi compromettenti?
Al momento abbiamo appena finito le somministrazioni agli over 80 ed ora siamo alle prese con quelle per gli over 70. Spero quindi che, nel momento in cui termineremo di vaccinare le categorie più fragili, anche se dovessero aumentare i contagi tra i giovani, la mortalità si possa ridurre di molto. Credo ci siano stati diversi tentennamenti iniziali, sia da parte del Governo, che ha ritenuto di dover sostituire il commissario straordinario e cambiare il piano vaccinale, sia da parte della Regione Lombardia, la cui scarsa competenza organizzativa è emersa nella gestione delle prenotazioni tramite l’associazione partecipata Aria. Anche le autorità sanitarie hanno commesso un grave errore di valutazione per il vaccino AstraZeneca: prima hanno indicato il vaccino per la fascia d’età tra i 18 e i 65 anni, poi l’hanno sospeso e infine hanno consigliato la somministrazione del siero solo per chi ha un’età superiore ai 60 anni. Ciò ha generato confusione nell’opinione pubblica, ma soprattutto sfiducia da parte dei cittadini. Inoltre il fatto che i più anziani non potessero ricevere AstraZeneca ha legittimato determinare categorie (come insegnanti, forze dell’ordine, magistrati) a ricevere il vaccino prima di loro: questo ha portato ad avere un’immunizzazione su un numero maggiore di ventenni rispetto ai settantenni. Se le consegne previste verranno rispettate e non ci saranno altri intoppi, credo che l’aspettativa del generale Figliuolo, ovvero raggiungere quota 500.000 vaccinazioni al giorno, possa essere attendibile.
Si spera in allentamenti delle misure restrittive già da fine aprile. La prima riapertura si è manifestata con la scuola, scelta non condivisa da molti stati europei. Secondo Lei è stata una decisione saggia?
Io ho condiviso molto la decisione del Governo di riaprire le scuole dell’infanzia, le materne e le primarie e l’ho detto anche durante i pochi minuti in cui ho potuto parlare a quattr’occhi con il Presidente Draghi lo scorso 18 marzo. Per me riaprire le scuole è una priorità. Credo che chiudere i bambini in casa per mesi potrebbe avere conseguenze dal punto di vista formativo e psicologico, ma anche per i genitori che lavorano rappresenta un problema non indifferente, in particolare per le donne che, secondo le statistiche, sono le prime a dover rinunciare agli impegni lavorativi per poter stare con i propri figli. Ecco, non sono d’accordo con l’ipotesi di riapertura al 100% delle scuole superiori perché questo avrebbe un forte impatto sulle capienze e la sicurezza del trasporto pubblico: penso che una buona mediazione sia quella di una presenza al 75%.
Obiettivi imminenti del Governo: ristori per le imprese e ripristino del turismo. Che aspettative ha a riguardo? Crede che in questa stagione estiva ci sarà una ripresa significativa del settore terziario?
Credo proprio di sì, credo che il turismo sarà graduale, c’è timore di muoversi, ma le chiusure hanno acceso nelle persone la voglia di uscire, di mangiare con gli amici e, soprattutto, viaggiare. Le categorie come bar, ristoranti e hotel sono quelle che hanno sofferto di più, insieme al settore della cultura, palestre, cinema e teatri, che molto spesso ci dimentichiamo. I ristori stabiliti hanno compensato parzialmente le perdite subite, ma è ovvio che la sopravvivenza di molte attività è davvero in bilico, ora. Noi, come Comune, cercheremo di fare la nostra parte, e anche quest’anno aiuteremo bar e ristoranti favorendo l’occupazione di suolo pubblico gratuitamente. Questo soprattutto alla luce dell’annuncio della ripartenza di tutte quelle attività che hanno spazi all’aperto già alla fine di questo mese, laddove i dati covid lo consentono.
Quali sono i nuovi progetti per la città di Bergamo?
Lavoriamo su tantissimi fronti. Siamo stati selezionati Capitale della cultura 2023 insieme alla città di Brescia e questa è una grande occasione per riscattarci, vogliamo rilanciare Bergamo, che ha guadagnato a suo malgrado notorietà planetaria,  valorizzandola per gli aspetti positivi. Sta a noi valorizzare la nostra città il più possibile. Il nostro obiettivo è essere riconosciuti come una città che, colpita duramente, è riuscita a risorgere maggiormente e guardare avanti. Nel frattempo siamo diventati Città creativa Unesco per la gastronomia grazie ai nostri formaggi e stiamo costruendo un percorso con le altre due città che si sono aggiudicate lo stesso titolo: Alba e Parma. Stiamo anche costruendo un circuito delle città in cui sono nati grandi compositori di opera: Bergamo con Donizetti, Parma con Verdi, Lucca con Puccini, Pesaro con Rossini e Catania con Bellini. E poi ci sono tante iniziative che aspettano solo di poter essere realizzate: spero che l’autunno 2021 ci permetta di far ripartire BergamoScienza, la Settimana dell’agricoltura, i Maestri del Paesaggio, e poi tanto altro. Ci impegneremo al massimo per investire, e tanto, sulle opere pubbliche, accompagnando la città nella ripartenza (penso allo Stadio, a Chorus Life, agli ex Riuniti, il rondò dell’A4) cercando di creare lavoro e posti di lavoro.
Un messaggio per i suoi cittadini?
La percentuale degli operatori sanitari vaccinati a Bergamo è pari al 99% ed è un segnale molto positivo. Mi auguro che ci sia la medesima fiducia nella scienza anche da parte dei nostri concittadini perché, come ben sappiamo, anche la sola prima dose di qualsiasi vaccino azzera la possibilità di malattia grave e, di conseguenza, anche le morti. Da qui si riparte, necessariamente: abbiamo bisogno di normalità e di rinascere, davvero. Ilaria De Luca


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