PUBBLICITA'

Economia

MEDICINA

«Obbligo vaccinale? Con la variante Delta fatto necessario e probabile, oltre che atto di trasparenza»

settembre 2021

Abbiamo intervistato nuovamente il virologo Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, per chiedere la sua opinione circa le novità della pandemia. Rispetto alla scorsa intervista la situazione è cambiata completamente: è avvenuta l’approvazione dei vaccini anti-Covid, abbiamo assistito ad una campagna vaccinale nazionale, si è manifestata la temuta variante Delta ed è stato introdotto il discusso Green Pass.

L’introduzione del Green Pass è stata una scelta politica molto discussa, dall’altra parte però si tratta anche di un modo per poter tornare alla normalità. Come mai si è espresso così negativamente a riguardo? Cosa ne pensa invece della sua estensione da 9 a 12 mesi?
Io sono completamente a favore del Green pass come strumento per indurre le persone a vaccinarsi, però non lo considero una misura di sanità pubblica poiché non crea ambienti sicuri. Può essere anche lesivo nel momento in cui si fa credere che chi ha il pass può permettersi di fare ciò che vuole perché è essenziale rispettare ancora le regole sul distanziamento ed utilizzare la mascherina. Inoltre, sono molto scettico sulla sua estensione a 12 mesi, è una decisione politica abbastanza discutibile che non ha nulla a che fare con gli elementi scientifici a nostra disposizione. Che senso ha prolungare il Green Pass a un anno se i dati di Israele ci dicono che dopo 6 mesi l’immunità che blocca la trasmissione cala drasticamente?

Si sta facendo sempre più concreta l’idea dell’obbligo vaccinale. Cosa ne pensa?
Siamo in una situazione diversa da quella di sette mesi fa, quando per bloccare la trasmissione del virus pandemico c’era bisogno di un’adesione al vaccino anti-Covid al 70% e l’obbligo vaccinale era superfluo. Con la variante Delta lo considero un fatto necessario e probabile, oltre che un atto di trasparenza. La politica si dovrebbe prendere la responsabilità di fare questa cosa.

Com’è la situazione in Italia grazie ai vaccini? Siamo prossimi al raggiungimento della famosa immunità di gregge?
È stato dimostrato che il vaccino ha una capacità di protezione elevatissima e su grandi numeri ha un notevole impatto sulla trasmissione. Verosimilmente chi non si vaccinerà si infetterà nel giro di un paio d’anni, quindi è urgente che la maggior parte delle persone si vaccinino. Purtroppo, nella situazione in cui ci troviamo adesso è impossibile raggiungere l’immunità di gregge, con una variante che ha una mutazione in R0 di 6 ci vorrebbe più del 90% della popolazione immunizzata ma, a causa della scarsa durata degli anticorpi indotti dal vaccino, è una cosa alquanto difficile. Abbiamo a disposizione lo studio di Israele che afferma che la protezione dura al massimo 9 mesi, e dopo i 6 cala già del 30%, bisognerà quindi pensare a come proteggere tutte le persone vulnerabili e quelle che si sono vaccinate a gennaio 2021.

A suo parere, sarebbe opportuno introdurre la terza dose? Molti sono contrari per il fatto che in molti Stati del Mondo non hanno neanche iniziato a somministrare la prima.
Una volta introdotto il Green pass, la terza dose di vaccino anti-Covid diventa una conseguenza logica. Se infatti dopo un certo lasso di tempo con la doppia dose non sei più protetto, come emerge dai dati, le due cose dovrebbero andare di pari passo: se fai il Green pass devi fare anche la terza dose. Inoltre, coloro che hanno ricevuto due dosi oltre 7-8 mesi fa e sono persone fragili o anziane, possono manifestare ugualmente una malattia grave e, con la terza dose, si potrebbe risolvere il problema della diminuzione della protezione. È chiaro che non si possono vaccinare 50 milioni di persone ogni sei mesi, si dovranno prendere delle misure nazionali per bloccare i contagi in maniera più efficace, ci dobbiamo porre il problema in maniera complessiva.

Il Green Pass sugli ambienti di lavoro ha destato parecchi malumori. Lei è d’accordo con questo provvedimento? In molti inoltre hanno richiesto il tampone gratuito, che ne pensa?
Riguardo al Green Pass negli ambienti di lavoro penso quello che ho già detto in precedenza, cioè che è uno strumento intelligente per indurre le persone a vaccinarsi, ma bisogna stare attenti perché, seppur in percentuale minore, anche un vaccinato può infettarsi. Non sono d’accordo con coloro che dicono che non si può pagare per lavorare poiché anche il biglietto dell’autobus o del treno che si compra per andare al lavoro è a carico del lavoratore. Per quanto riguarda i tamponi gratuiti sono totalmente contrario, credo che, se accettassimo questa condizione, neutralizzeremmo l’effetto del Green Pass: il tampone è una misura provvisoria: ci si può infettare il giorno dopo o ci si può infettare il giorno prima con una carica virale che il tampone, dopo 24 ore, non rileva. La gente che decide di non vaccinarsi è libera di non farlo, ma la loro libertà non deve essere un costo sociale.

Come possiamo giustificare il fatto che in Israele, Stato più vaccinato al Mondo, ci sia stato un aumento così considerevole dei casi?
Come ho già anticipato prima, l’incremento dei casi in Israele non è stato dettato da un malfunzionamento dei vaccini, bensì da una breve durata degli anticorpi indotti da essi. Avrei preferito una limpidezza maggiore da parte delle cause farmaceutiche che, già quando hanno messo in commercio le prime dosi, molto probabilmente sapevano che l’immunizzazione sarebbe calata dopo soli 6 mesi.

Per quanto riguarda le varianti è stato spesso detto che vengono causate da una resistenza ai vaccini. Cosa ci può dire a riguardo.
Il vaccino non c’entra nulla, le varianti si creano a causa di mutazioni replicative del virus, possibili a causa della circolazione del virus che avviene sia tra le persone non vaccinate sia tra quelle vaccinate, sebbene in minor percentuale su larga scala. Bisogna stare molto attenti a ciò che si dice e basarsi sulle evidenze scientifiche e non sulla propaganda politica.

Cosa direbbe per spronare chi non vuole vaccinarsi a ripensarci?
Io ho sempre consigliato di vaccinarsi poiché, come ho già detto prima, il vaccino ha una capacità di protezione elevatissima e su grandi numeri ha un notevole impatto sulla trasmissione, inoltre i benefici sono molto maggiori rispetto ai rischi. Per quanto riguarda chi non si vuole vaccinare non ci si può fare nulla poiché non c’è nessuna disposizione che li obbliga, di conseguenza vanno tenute in considerazione le paure delle persone, comprensibili a causa di una comunicazione nulla o fatta male. L’obiezione più valida tra le persone riluttanti a vaccinarsi è che hanno paura, io però rimango stupito davanti a queste parole: Come è possibile avere più paura del vaccino che delle conseguenze del virus? Il virus ha provocato 150 mila morti in Italia.

Ilaria De Luca


Copyright © 2021, Bergamo Economia
PUBBLICITA'