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Si scrive Grecia, si legge “solo austerità“

luglio 2015

La Grecia è il paese in cui le politiche di austerità hanno espresso più a fondo i propri effetti: un vero e proprio “esperimento di laboratorio” che dà moltissime informazioni sul futuro dell’Italia.
Il quadro dell’eurozona può essere illustrato come segue: prendete l’Italia degli anni ‘80, togliete il Ministero del Tesoro e la sua attiva azione economica che gestisce la moneta in circolazione con tasse e spesa pubblica, impedite alla Banca Centrale di garantire i debiti pubblici delle amministrazioni locali e lasciate le Regioni a loro stesse. Infine, aggiungete che il parlamento italiano non può sfiduciare il governo e non può proporre leggi. Il governo italiano impone alle Regioni politiche di austerità che tolgono moneta dalla circolazione aumentando le tasse e diminuendo i soldi che le regioni pagano ai privati (la spesa pubblica) portando così una generalizzata scarsità di moneta.
Immaginate ora che il Veneto sia esportatore netto nei confronti del Friuli, venda al Friuli più beni di quelli che compra dal Friuli, acquisendone la moneta. Per via della situazione creata dall’austerità e dal commercio il Friuli è costretto ad indebitarsi con il Veneto lasciando che questo imponga al suo vicino politiche che lo soffocheranno, obbligandolo a svendere le sue ricchezze reali al miglior offerente nel tentativo di ripagare il debito.
Il Veneto vede nel debito del Friuli una colpa e nel suo credito il diritto di imporre qualsiasi sacrificio al fine di poter vedere ripagato il proprio credito.
La Grecia, il Friuli della nostra parabola, arriva a subire una perdita di prodotto interno lordo dell’ordine di quelle che si registrano dopo una guerra (-25 %), livelli di disoccupazione tra i più alti al mondo (60% di disoccupazione giovanile) e un immiserimento delle condizioni di vita tale da aumentare la mortalità infantile del 2400%; inducendo così un ritorno alle campagne.
Sono queste le condizioni in cui una forza politica chiamata SINISTRA Siriza prende il potere ed indice il ben noto referendum, presentando una mozione che però elude il problema di fondo: un governo centrale che invece di investire nell’interesse dei territori, impone scarsità di moneta che crea tra questi tensioni. Questo partito, infatti, propone nuovamente di rinegoziare il debito senza agire sulla struttura politica ed istituzionale che ha generato il problema: l’austerità imposta dalla UE.
Il dibattito politico non mette mai realmente in discussione la struttura socio-economica che ha generato l’indebitamento insostenibile. Invece, viene proposta la soluzione della ristrutturazione del debito e la continuazione dell’austerità, che in questo scenario istituzionale risulta essere un buon sistema per rendere digeribile un processo di spoliazione dei beni pubblici che, diluito nel tempo, abituerà  la popolazione alla povertà.
QUALE FUTURO?
Pur contestando a parole le politiche di austerità imposte negli ultimi anni, nessun governo europeo ha mai realmente messo in discussione il trattato di Maastricht; in particolare nessuna contestazione per il vincolo del 3% che impedisce agli Stati di ampliare il proprio deficit, diminuire le tasse ed aumentare la spesa pubblica: unica soluzione per far ripartire la domanda interna (consumi ed investimenti), far diminuire la disoccupazione e trainare l’eurozona fuori dall’attuale disastro economico.
A differenza del Friuli, la Grecia non è in tutto una regione UE, ma ancora uno Stato sovrano - almeno in teoria - che può decidere di lasciare l’UE.
Purtroppo per la Grecia questo non avverrà per via della sua posizione geopolitica che la colloca tra Russia, Europa ed Asia.
Con la guerra civile tuttora in corso in Ucraina, ove indirettamente USA ed UE si contrappongono alla Russia, gli stessi USA affermano di non gradire un’uscita della Grecia dall’orbita UE.
Un tale passo aumenta di molto il rischio che Atene entri definitivamente nella sfera d’influenza di Mosca.
La Grecia in questo secolo scriverà più storia di quella che potrà sopportare. Ivan Invernizzi


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