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CFT e COMAC una sinergia che guarda al futuro

ottobre 2018

La Comac, leader nel settore beverage degli impianti di infustamento e imbottigliamento, a seguito di un’operazione straordinaria conclusasi il 2 agosto, ha ceduto il 60% delle proprie quote al gruppo parmense CFT. Comac conta circa 150 dipendenti, per un fatturato previsto nel 2018 di circa 40 milioni.
I soci fondatori restano comunque nella società a pieni poteri, come nel passato. Abbiamo visitato le sedi di Comac e CFT e raccolto pareri ed obiettivi degli amministratori delegati della dirigenza e delle persone delle due realtà aziendali. Comac, vincitrice del Welfare Index 2018 (selezionata tra 4000 PMI italiane) ha 4 sedi, ed è dotata di ampi e luminosi spazi e numerosi servizi a disposizione dei dipendenti. Giorgio Donadoni, che con Giuseppe e Marco Scudeletti e Fabio Donadoni ha fondato Comac, crede moltissimo nel dare valore alle persone con cui lavora, ed è fermamente convinto che il benessere dei collaboratori sia la chiave per l’eccellenza. Non è la prima volta che lo troviamo sulle nostre pagine: «Quando ci rapportiamo coi media, l’obiettivo è quello di attrarre talenti del territorio, riaffermare e consolidare quanto già espresso verbalmente sulla nostra visione nella gestione dei nostri collaboratori e delle loro capacità. Il messaggio che vogliamo passare, e che ha portato alla nostra attenzione tanti profili di alto livello, è sul territorio esiste un’azienda di respiro internazionale e tecnologicamente avanzata in grado di soddisfare le aspettative professionali più ambiziose di ogni individuo e garantire nel futuro un percorso di crescita dimensionale e qualitativa, contribuendo anche allo sviluppo del territorio». Coerentemente con questa visione, Comac ha redatto un piano di assunzioni che prevede l’ingresso di circa 30 persone entro il 2019. «Rientra nel nostro concetto di welfare, che si traduce poi in generatività sociale. L’azienda oggi non può più essere vista come un luogo consacrato solo alla produttività, che comunque resta fondamentale, la base su cui costruire tutto il resto: deve rispondere alle aspettative formative e personali del lavoratore, e a quelle del territorio. Se si vuole un territorio che sia generatore di socialità, non si può solo depauperarlo delle ricchezze, ma è necessario restituire allo stesso cultura d’impresa e formazione dei soggetti. Serve una perfetta integrazione tra materie tecnico-scientifiche e umanistiche per attrarre i giovani verso professioni che oggi percepiscono come obsolete, come l’ingegneria, e le sue declinazioni più affascinanti, come la meccatronica. In fin dei conti, stiamo parlando di dare alle macchine un’intelligenza quasi emotiva, in linea con il mondo attuale. Siamo iperconnessi e dobbiamo tenere conto del fatto che il lavoro con l’avvento di Internet non è più lo stesso». Riguardo all’operazione Cft: «È stata compiuta pensando al futuro. Da anni siamo corteggiati da vari gruppi internazionali: americani, tedeschi e cinesi. Alla fine abbiamo deciso di intraprendere questa nuova avventura con un gruppo industriale italiano, leader mondiale nella trasformazione di alimenti, un gruppo che condivide i nostri valori nella gestione delle risorse. Volevamo restare italiani, non semplicemente creare le condizioni per la vendita, ma dare vita a un polo tecnologico. Troppo spesso vediamo aziende che, seppur comprensibilmente, di fronte a un’offerta consistente decidono di cedere la propria tecnologia e il proprio know-how ad aziende estere che non sempre garantiscono la continuità occupazionale e la permanza del know-how dove esso è nato. Abbiamo intrapreso questa avventura anche perché sentivamo il bisogno di un ulteriore e veloce sviluppo che consentisse di affrontare i mercati mondiali con maggiore forza, tenendo conto dell’assenza di un passaggio generazionale, e avremmo rischiato di non essere adeguati sul mercato. Abbiamo avuto coraggio nel decidere di non restare prigianieri della nostra creatura, e abbiamo di fatto garantito alle famiglie dei nostri collaboratori un futuro certo in Italia, e un percorso che ci vedrà più forti a livello tecnologico e internazionale». Per il futuro, Comac guarda ai mercati emergenti: «Quelli asiatici ed africani sono sicuramente quelli più interessanti. E nei prossimi cinque anni, prevediamo di raddoppiare l’unità produttiva e il relativo personale». Il suo entusiasmo è condiviso dai collaboratori: per Giuliana Rossini, Responsabile Risorse Umane. «Per Comac era giunto il momento di fare un salto di qualità che probabilmente da sola non sarebbe stata in grado di compiere. Sono molto contenta per l’azienda e a livello personale. Questo significa dare a Comac una continuità. Con Cft condividiamo la visione delle risorse umane: la sicurezza che la produzione rimarrà sul nostro territorio e verrà anche incrementata, significa maggiore occupazione, e una migliore organizzazione dei vari reparti. In Comac ho sempre avuto autonomia, ho potuto agire per creare le condizioni di lavoro migliori per me e per gli altri, e sono certa che continuerà sempre così». Sulla stessa linea Daniele Gotti, Operations Manager Comac: «Abbiamo l’opportunità di crescere a livello di tecnologia e di gamma prodotti. In questo momento puntiamo ad affinare e perfezionare quello che già è il nostro core business, in futuro con questa operazione avremo accesso anche ad un maggior numero di clienti». Infine, Andrea Gambirasio dell’Ufficio Ingegneria Comac: «Fino al giorno prima Comac e Cft erano competitor, e ora tutto quello che era competizione si configura come sinergia, permettendoci di puntare a prodotti di qualità superiore. E il futuro, possiamo dirlo, è già qui: stiamo infatti passando dalle graffatrici meccaniche a quelle elettroniche, in tema di Industria 4.0, totalmente automatizzate, un modello senza precedenti, un salto in avanti di decine di anni». Un’azienda, quindi, che punta ad essere stimolante per i dipendenti almeno quanto lo è per i clienti.
La stessa atmosfera di ottimismo e di apertura al futuro si respira in Cft, grande azienda parmense attiva nella lavorazione e confezionamento di prodotti alimentari e del beverage, recentemente sottoposta ad un’importante riorganizzazione dei reparti produttivi e in fase di ampliamento, con un’ala di uffici completamente nuova in costruzione.
Pier Mauro Dallasta, Responsabile Risorse Umane CFT, e Stefano Tonti, Direttore Engineering, ci hanno dato il loro insight sull’operazione.
«Vediamo molto positivamente l’ingresso di Comac nel nostro gruppo» spiega Dallasta. «È stata una scelta mirata, dettata dalla loro storia di eccellenza e di qualità, ma anche dal fatto di avere una territorialità in comune, siamo due aziende molto ben inserite nel territorio in cui produciamo, siamo peraltro molto vicini, il che ci facilita nei rapporti; ci teniamo alla nostra italianità, pur senza cadere nella trappola dell’autolimitazione, dell’estremo radicamento: Cft ha fatto indubbiamente una mossa audace che siamo certi verrà ripagata dal successo. Ora si tratta di concentrarci sul miglioramento dei progetti e della gamma di prodotti già esistente e di proiettarci nel futuro».
Tonti, Direttore Engineering CFT: «Si tratta di due realtà perfettamente complementari: la struttura snella e leggera di Comac è l’ideale per un partner strategico, e il fatto che loro siano leader mondiali nel settore dell’infustamento birra, che è una parte che a noi manca (Cft ha recentemente acquisito Rolec, azienda tedesca leader nella produzione di sale cottura e impianti per la produzione di birra artigianale)rende questa una collaborazione ideale. Abbiamo un’eccellente rete commerciale che, unita a quella di Comac, può aprire ulteriori mercati nel mondo a cui Comac può ora appoggiarsi, e d’altra parte anche loro hanno eccellenti entrature in settori in cui noi siamo invece poco presenti, quindi direi che i vantaggi sono assolutamente reciproci. Condividiamo con Comac l’identità di azienda italiana e familiare, ma aperta al mondo».
Dallasta sottolinea un altro aspetto importante di comunanza con Comac, ossia quello della valorizzazione del personale: «Oggi si tende a ricercare posti di lavoro in cui stare bene, crescere ed essere considerati.  Anche per questo abbiamo sviluppato un progetto sperimentale in cui il personale dell’officina è invitato a fornirci i propri feedback e suggerimenti su come implementare la sicurezza e l’organizzazione del lavoro. Credo che sia importante per i dipendenti constatare che le loro opinioni sono prese in considerazione e tradotte in miglioramenti concreti».
Il contributo del Direttore operativo Mirko Crinto si concentra sulle sinergie attraverso cui entrambe le aziende possono aiutarsi reciprocamente nella crescita. «Integrare aziende in cui possono esserci barriere da un punto di vista linguistico o culturale è sempre molto complicato. Il fatto che Comac sia un’eccellenza italiana che va a completare idealmente una parte della nostra gamma prodotti, non può che farci ben sperare. Entrambi abbiamo investito molto nella formazione e nell’organizzazione, e ora è il momento di mettere insieme le forze e gestire al meglio questi miglioramenti».
Di “multinazionali tascabili”, nella stessa accezione, parla Martino Pozzi, CFO del gruppo Cft: «Quella che abbiamo concluso con Comac è senza dubbio una delle acquisizioni più importanti che abbiamo mai portato a termine, abbiamo investito tante risorse ma siamo certi di aver fatto la scelta giusta, alla luce della conoscenza che già avevamo di Comac come azienda. Quello che ci ha fatto decidere è da una parte la reputazione di Comac come leader del mercato, dall’altra la sua vision come realtà produttiva e di persone, che somiglia molto alla nostra. Come Cft, grazie a questa partnership, nel prossimo quinquennio prevediamo di continuare il trend che negli ultimi anni ci ha visto crescere di oltre il 15% all’anno; abbiamo inoltre in progetto di consolidarci non solo sul mercato del beverage, ma anche della lavorazione e confezionamento di frutta, verdura e latticini».
Il compito di tirare le somme dell’operazione spetta al CEO Cft, Alessandro Merusi: «Conoscevamo già bene Comac sia come cliente che in parte come competitor, in quanto si tratta di un’azienda leader assoluta nel settore del kegging, in cui esistono al momento due realtà di livello mondiale, una italiana e una tedesca. Il fatto che molti, sia in Comac che qui in Cft, abbiano usato il termine ‘sinergia’ per definire questa acquisizione non è casuale. Comac manterrà interamente la sua identità come azienda, l’industria dell’infustamento non fa parte del nostro corredo storico e questo è un elemento di differenziazione che è importante mantenere. Puntiamo a fare in modo che un domani i procedimenti di infustamento e imbottigliamento di cui Cft ha bisogno vengano svolti a Bergamo. Questo significa che, nell’arco di un quinquennio, possiamo prevedere una netta crescita sia per Comac come entità individuale che per il gruppo». Arianna Mossali


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