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Baldassare Agnelli, il re dell’alluminio è Cavaliere del Lavoro

luglio 2018

«Vuoi essere un grande? Comincia con l’essere piccolo. Costruisci prima le fondamenta dell’umiltà», scriveva Sant’Agostino.
Parole cui è inevitabile pensare, mentre Baldassare Agnelli decide di aprire il libro della vita e ripercorrere i suoi 70 anni, scanditi dal bagliore dell’alluminio e dall’amore di mamma Maria, dalle domeniche a messa e poi al cimitero con papà Angelo, per recitare una preghiera di fronte alla tomba di nonno Baldassare: colui che diede il via a quello che oggi è un impero fatto di 500 dipendenti e una costellazione di aziende che fondono, estrudono, modellano l’oro grigio degli Agnelli di Bergamo.
Una storia che inizia in un cortile di via Fantoni: mamma passa le giornate a sfornare manicaretti ineguagliabili, la cui fama tuttora riecheggia nei pranzi di Natale, mentre papà, giù in officina, inventa, forgia, brevetta. Appena raggiunta la maggiore età, proprio in fondo a quella stessa via incontra la sua Marilena: quella che ancora oggi, dopo mezzo secolo insieme, lo chiama «Amore». «Eppure, la prima cosa che pensò quando ci presentarono, fu che fossi antipaticissimo», borbotta divertito.
In via Fantoni - come, del resto, in qualsiasi altro vicolo o frazione delle Bergamasca - il giorno più bello era il 13 dicembre. «Nel buio assoluto ci tiravano fuori dal letto le urla dei bambini del vicinato: “L’è riada!”, gridavano. Erano anni in cui non c’era niente e bastava ricevere un giocattolo o qualche mandarino per toccare il cielo con un dito. Esiste un frangente più magico del mattino di Santa Lucia?».
Si narra che il segreto della felicità non risieda nell’avere, o nel fare, ma nel donare. Ed è proprio allora, quando decidi di trasformarti in luce per gli altri, che il cerchio si chiude: e tutto l’amore ritorna. «Sì, è vero: Santa Lucia continua a farci visita anche qui, a Lallio. Porta una scatola di cioccolatini alle dipendenti. È bello, per un attimo, vedere nei loro occhi quel guizzo di gioia che si assapora durante l’infanzia», confida con un filo di imbarazzo.
Il 2 giugno Baldassare - per la famiglia Ciccio, per gli amici Balda - è stato nominato Cavaliere del Lavoro. «Ma il premio non l’hanno dato solo a me: è per mio fratello Paolo, mia moglie Marilena, mio figlio Angelo, i miei nipoti, gli operai e i collaboratori, i fornitori, persino quelli che ci fanno arrabbiare. È tutto merito loro».
L’immensità dei grandi risiede nella loro capacità di continuare a ritenersi piccoli: Sant’Agostino ci aveva preso in pieno. Rossella Martinelli
(Leggi l'intervista completa nel numero di luglio/agosto - in edicola da venerdì 6 luglio)


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